Restauro del Polittico di Lorenzetti in Pieve
La rinnovata luce del Polittico di Lorenzetti
Il capolavoro firmato da uno dei più importanti pittori del Trecento tornerà a splendere presto nella Pieve di Santa Maria ad Arezzo. La chiesa, imponente struttura architettonica romanica, è infatti pronta ad accogliere di nuovo il suo dipinto più celebre. Si tratta della tempera su tavola con fondo oro che rappresenta la “Madonna con Bambino, Santi, Annunciazione e Assunzione” realizzato da Pietro Lorenzetti tra il 1320 e il 1324 su commissione dell’allora Vescovo di Arezzo Guido Tarlati.
Il dipinto ha una tale importanza che lo porta ad essere presente in ogni manuale di storia dell’arte italiana, fu citato da Vasari nelle Vite e può vantare di trovarsi collocato ancora nel suo luogo originale, nel presbiterio della Pieve, seppur con un diverso assetto dovuto al restauro in stile neo medioevale subito dalla chiesa nella seconda metà dell’800. L’opera, che misura 3 metri e 15 in altezza per 2 metri e 93 di larghezza, è stata sottoposta a un lungo restauro nel corso del quale il progetto è via via mutato in base a quello che il dipinto ha mostrato agli occhi esperti delle restauratrici di Ricerca, il consorzio aretino composto da Paola Baldetti, Marzia Benini e Isabella Droandi.
Il compimento del lungo lavoro è stato possibile grazie al fatto che il progetto ha vinto per ben due volte consecutive il bando #ChimetConTe, che l’azienda leader nel recupero di metalli preziosi ha emesso proprio per sostenere progetti sociali e culturali di altissimo valore. “Il restauro ha avuto inizio nel 2014 - spiega Isabella Droandi - con un lungo anno di ricerche compiute anche attraverso esperti esterni. Si è trattato di ricerche scientifiche preliminari non distruttive, anche con rilievi fotografici e radiografici per comprendere come procedere con il restauro, ma senza prelievi di colore che avrebbero impattato sull’opera.” Il restauro è stato voluto da Paola Refice al tempo in forza alla Soprintendenza di Arezzo ed è proseguito sotto la direzione di Felicia Rotondo quando l’ente si è accorpato con Siena e Grosseto.
“L’idea iniziale era quella di controllare lo stato di conservazione di questo dipinto importantissimo che lo stesso Lorenzetti, con molta probabilità, lavorò direttamente ad Arezzo. Nell’archivio di stato di Firenze ne esiste ancora il contratto con il quale Tarlati lo commissionò a Lorenzetti. É datato 17 aprile del 1320 e al suo interno spiega come doveva essere l’opera con la raccomandazione di utilizzare materiali preziosi come l’oro, il blu dei lapislazzuli. Il restauro li ha riportati alla luce, attraverso tecniche e procedure lunghe e faticose che sono state di volta in volta scelte in base a quello che il dipinto ha mostrato.”
La rinnovata luce del Polittico di Lorenzetti
Il primo impegno preso è stato quello di controllare lo stato del restauro compiuto con urgenza nel 1976 da Carlo Guido in seguito ad un atto vandalico che l’opera aveva subito da parte di uno squilibrato che aveva appoggiato due candele accese nella parte lignea sul retro.
“É stato in quel momento che abbiamo scoperto un’alterazione evidente e abbiamo deciso di procedere togliendo il restauro del 76 perché i colori usati, di origine naturale erano rovinati dall’esposizione alla luce - spiega ancora la dottoressa Droandi - Dovevamo procedere con un restauro più duraturo con vernici sintetiche non fotosensibili, per una conservazione migliore. Subito dopo avremmo proceduto con un piccolo nuovo restauro, ma quando siamo andati a togliere il restauro di 44 anni fa abbiamo trovato un problema enorme e inaspettato. Durante il restauro del 76 per motivi di prudenza era stata lasciata una quantità enorme di sporco radicatissimo e antico, posizionato su infinite parti in oro e nei colori. Abbiamo trovato il dipinto pieno di residui durissimi e molto difficile da rimuovere.”
Cambia il progetto, cambia l’impegno economico
Il restauro del capolavoro del Lorenzetti diventa così una sfida complessa e onerosa, che avrebbe avuto bisogno di tempo e di tecniche mininvasive. “Abbiamo cambiato completamente il progetto ed è mutato il preventivo. D’accordo con la Soprintendenza abbiamo iniziato un’operazione difficile di rimozione dello sporco.
Il rischio era di danneggiare l’originale quindi abbiamo deciso di procedere a piccoli passi, ripulendo tutto, mese dopo mese, anno dopo anno, usando il microscopio con un ingrandimento di 10 volte. É stato faticosissimo, ha impegnato contemporaneamente due operatori e due microscopi.” Pulitura ha riguardato il fondo in oro e tutte le decorazioni a bulino incise nella foglia d’oro, tutte le canalette create per far risplendere la luce: non c’era altra soluzione che procedere mano a mano ripulendo ogni singola canaletta dal nero che si era accumulato. Abbiamo pulito tutte le superfici piane e tutti i segmenti della doratura e il risultato che presto potranno ammirare tutti è di grandissima soddisfazione perché la brillantezza delle incisioni è tornata fuori perfettamente.
L’ultima fase del restauro
Dopo lunghi mesi di lavoro certosino sui residui di sporco stratificato nel corso dei secoli, le restauratrici di Ricerca, forti del sostegno di #ChimetConTe hanno potuto procedere con la fase di stuccatura, riempiendo i vuoti di colore, riportando il tutto, con il bisturi, al piano dell’opera. Un altro passaggio interamente compiuto al microscopio e completato con il passaggio dell’acquerello a tratteggio a selezione cromatica per terminare l’integrazione di colore mancante, protetto infine da vernice sintetica.
L’importanza del sostegno di #ChimetConTe
“É stato sicuramente determinante - spiega Isabella Droandi - I due contributi ricevuti (20mila + 10mila) grazie alle richieste fatte prima dalla parrocchia della Pieve guidava da Don Alvaro Bardelli e poi dall’associazione Art Angels Arezzo presieduta da Gianna Rogialli, hanno permesso di portare a termine il restauro che è divenuto sempre più complesso. Ha un significato particolare avere il sostegno di una realtà aretina per un’opera che è stata finanziata per il 60% da italiani e per il 40% da americani.” La festa, che si doveva tenere a 700 anni esatti dalla data del contratto, il 17 aprile del 2020, è stata solo rinviata. Ma il lavoro è terminato, l’oro splende di nuovo e illuminerà presto La Pieve di Arezzo.
Il progetto del Lorenzetti pubblicato su riviste nazionali
Il polittico del Lorenzetti restaurato ha attirato l'attenzione della stampa specializzata: Finestre sull'Arte, Medioevo e Bell'Italia.
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